“La blockchain può contrastare i deepfake”. Intervista a Marco Piccaluga (Il Sole24Ore)
Applicare la blockchain al giornalismo italiano perché anche la notizia deve avere una sua tracciabilità in tempi di fake news e deepfake. Questo è l’obiettivo del progetto “Pic” di Marco Piccaluga, giornalista de Il Sole24Ore, che ci spiega anche come si possono superare i limiti che abbiamo messo in evidenza alla sua iniziativa per potenziarla.
Key4biz. Qual è l’obiettivo del progetto PIC (Protocollo Informazione Certificata)?
Marco
Piccaluga. Prima di tutto occorre sgomberare il campo da un
equivoco di fondo: utilizzare una blockchain per certificare alcuni dati (informazioni
o notizie, nel nostro caso) non equivale a dire che quei dati siano veri.
Significa solo dare un’identità certa al loro autore. Oltre a una serie di
altre informazioni, come data, luogo e garanzia che quel contenuto non è stato
modificato. Nell’epoca degli anonimi da tastiera, del fake journalism, dei
profili falsi e delle intelligenze artificiali mi sembra un enorme passo in
avanti. È comunque un inizio. Mettere un segno di spunta, un bollino di
garanzia (il PIC) su quelle notizie significa dare al lettore tutta una serie
informazioni, verificabili in un attimo tramite un QR code, ad esempio, senza
costringerlo a fare da solo ulteriori e lunghe verifiche. Sono certo che il
lettore imparerà col tempo a distinguere quei contenuti e a cercare quel
bollino esattamente come oggi cerca il segno di spunta che i social utilizzano
per differenziare i profili ufficiali da quelli fake.
Key4biz.
Più che la veridicità dei fatti la tecnologia blockchain certifica i
metadati? In che modo?
Marco
Piccaluga. È così. Confermare il dato in quanto tale è, in
questo ambito, “la notizia”. La notizia deve avere una sua tracciabilità.
Questo progetto punta a definire delle regole e proporre uno standard. I
processi di certificazione partono in primis dall’identificazione delle parti.
Occorre poi assegnare un tempo ed un luogo e le parti che la “dovrebbero”
verificare e supportare. Poi servono delle terze azioni per supportare, integrare
o rettificare la notizia stessa. Questo rende il processo limpido, con
informazioni chiare e accessibili a tutti. Scegliere di non aderire significa porsi
fuori da questo perimetro.
Key4biz.
Puoi farci degli esempi? In che modo si potrebbe avere la certezza di una
foto scattata in un preciso luogo, ora e da chi?
Marco Piccaluga. Il problema relativo alle immagini che oggi possiamo trovare online risiede quasi sempre nell’impossibilità di determinare chi abbia scattato quella foto o girato quel video, dove e quando. A questo si aggiunge l’oggettiva incapacità, da parte dei più, di capire se quel contenuto sia originale o sia stato modificato o alterato. Penso soprattutto ai deepfake. Utilizzando una blockchain oggi siamo in grado di fissare nel tempo questi parametri in maniera immutabile, garantendo al lettore l’integrità del contenuto e attribuendogli un autore certo. Oltre al “chi” siamo in grado di certificare infatti anche il “quando” e il “dove” (tramite IP e/o geolocalizzazione), dato, quest’ultimo, che può essere anonimizzato verso il pubblico. Per esempio, in presenza di notizie particolarmente sensibili, corrispondenze da teatri di guerra o informazioni tali per cui non sia consigliata la tracciabilità totale, la fonte può restare anonima, anche se il giornalista e l’editore che la pubblicano se ne assumono la piena responsabilità.
A questo aggiungiamo un passo in avanti sul tema della proprietà intellettuale: la blockchain consente a chi effettivamente scatta la foto o realizza il video di essere tracciato a monte. La fonte sarà sempre certa. Anche nel caso vengano “girati” a terzi, firmati o meno, la certezza della filiera sarà sempre garantita.
Key4biz. Nel nostro articolo abbiamo messo in evidenza dei limiti, come l’IP, rettifica, diritto all’oblio, sanzioni. Nel caso come si potrebbero superare?
Marco
Piccaluga. La mia idea iniziale era quella di poter fornire al
lettore il maggior numero di informazioni sull’autore di una notizia. Per me costituiscono
un valore in più. Mi rendo conto che altri potrebbero voler tenere riservate
alcune di queste informazioni.
Mi è stato posto il caso di autori che, per
sicurezza, non possono indicare il luogo da cui scrivono, quindi l’IP. Basterà
lasciare all’autore stesso la facoltà di scegliere cosa visualizzare e cosa no,
direttamente da pannello lato utente. Stesso discorso per l’indicazione delle sanzioni
o del completamento della formazione professionale obbligatoria, aspetti
che potrebbero avere una rilevanza sotto il profilo della privacy.
Per le rettifiche non vedo grossi problemi,
più di quanti non ne esistano oggi con la stampa cartacea. Si pubblicherà un
nuovo documento, con la rettifica, eventualmente linkandolo all’articolo da
rettificare. Per quanto riguarda il diritto all’oblio, un articolo
pubblicato sul web potrà sempre essere rimosso, passato il tempo necessario. Il
fatto che continui a esistere sulla blockchain non costituisce un problema
perché sparito il bollino di garanzia che lo accompagna (con il relativo QR
code), per un lettore non sarà più accessibile.
Key4biz.
A che punto è il progetto? L’obiettivo è realizzare un’app con l’Ordine
nazionale dei giornalisti?
Marco
Piccaluga. Sto lavorando a livello del tutto personale raccogliendo
le molte osservazioni e criticità che sono state sollevate sull’argomento con
l’obiettivo di migliorare il progetto ed eliminare a monte eventuali problemi. All’Ordine
dei giornalisti se ne sta parlando. Il tema del contrasto alle fake news è da
sempre al centro dell’agenda di questo Consiglio.
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- Su 17 Febbraio 2020
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