Il coronavirus si può riprendere, primo caso in Giappone. Si rischia nuovo blocco forniture per l’Europa
Cina, Corea del Sud e Giappone sono i primi tre Paesi al
mondo per casi di coronavirus accertati (al quarto posto, purtroppo, c’è l’Italia).
I contagiati in Cina sono 78.631, in Corea del Sud 1.766 e in Giappone 918. Se l’epidemia
di covid-19 non accenna a diminuire in questi tre Paesi, l’economia globale
potrebbe non riuscire a mitigare l’impatto negativo del virus sui mercati e a
rilanciare la produzione.
Giappone e Corea
In particolare, gli analisti di Guotai Junan Securities guardano
con molta attenzione l’espansione del coronavirus in Corea e in Giappone.
Se in Cina, per il momento, la situazione sembra attestarsi su un numero di
contagi in progressiva diminuzione (ben al di sotto dei 500 giornalieri), lo
stesso non si può dire per gli altri due Paesi.
In Corea la situazione si fa drammatica, di ora in ora, mentre
in Giappone c’è il primo caso al mondo accertato di ricaduta di una paziente: guarita
il 1° febbraio, è stata trovata di nuovo positiva al virus. Se così fosse,
fanno sapere da Osaka, potrebbe trattarsi anche di un nuovo tipo di virus.
Non è un segreto, d’altronde, che a Tokyo si attendono ulteriori
sviluppi negativi dall’epidemia e il Premier Shinzo Abe ha ordinato la
chiusura di tutte le scuole da lunedì 2 marzo per le successive due settimane.
In Corea, fino alla settimana scorsa, erano
pochissimi i casi di coronavirus, ma nel giro di pochi giorni si sono
moltiplicati, arrivando addirittura al secondo posto al mondo dopo la Cina. Dopo
la scoperta del contagio all’interno della congrega/setta di Shincheonji di
Gesù, che nel complesso conta oltre 200 mila seguaci, le autorità di Seoul hanno
lanciato l’allarme rosso per tutto il Paese.
Nessuno conosce il numero esatto di contagiati, ma si pensa
che in Corea siano molti di più di quelli ufficialmente riconosciuti tali. I membri
della setta, infatti, non sono molto favorevoli ai controlli sanitari, ritenendo
la malattia un segno di debolezza e una mancanza verso Dio.
Le interdipendenze
I tre Paesi messi assieme contribuiscono per circa un
quarto dell’economia globale e vantano scambi reciproci combinati per un
valore approssimativo di 720 miliardi di dollari, costituendo uno dei
blocchi economici più rilevanti al mondo.
Parte da qui la riflessione degli analisti, che vedono la
Corea e il Giappone come due possibili Paesi a rischio epidemia coronavirus.
Un fatto che, se confermato nei prossimi giorni, potrebbe causare un nuovo e
più imponente blocco delle forniture di componenti e semilavorati alle
industrie manifatturiere di tutto il mondo, andando a peggiorare le stime
negative per il primo e il secondo trimestre 2020.
“Se l’epidemia peggiora in Giappone e Corea del Sud,
porterà un secondo colpo alla supply chain globale, con probabili ripercussioni
anche in Cina“, ha affermato Song Xuetao, economista di
Tianfeng Securities.
Dopo l’inizio della guerra dei dazi con gli Stati Uniti, la
Cina ha subito guardato al Giappone e alla Corea, creando una nuova area di
scambi e stringendo i legami di interdipendenza economica. Gli scambi
commerciali tra Giappone e Cina valgono circa 315 miliardi di dollari, mentre tra
Cina e Corea circa 284 miliardi di dollari.
I rischi
In caso di recrudescenza dell’epidemia in Giappone, ad
esempio, verrebbero subito a mancare parti per automobile e macchinari
industriali, componenti di apparecchiature elettroniche e per la robotica
industriale, per i motori e le telecamere, le tv e molto altro.
Secondo stime TSR, società giapponese di ricerche di
mercato, sette aziende su dieci in Giappone (su un oltre 12 mila intervistate) ha
già subito perdite e blocchi o rallentamenti nella produzione, o li avrà a
breve.
Gli analisti della China International Capital, hanno
affermato che se l’epidemia colpirà duramente la Corea, un gran numero di
imprese cinesi non riuscirebbe ad andare avanti, molte dovrebbero chiudere e
altre sarebbero obbligate a fermare o ridurre sensibilmente la produzione.
Lo scorso fine settimana, Samsung è stata costretta a
chiudere una fabbrica di cellulari in Corea del Sud, dopo aver confermato che
uno dei suoi dipendenti era stato infettato, mentre LG Electronics ha chiuso
temporaneamente un complesso di ricerca, nella giornata di lunedì, dopo aver
confermato un contagio all’interno del team che coordina i progetti.
Questo stato di cose sta compromettendo i commerci marittimi
tra Cina e resto del mondo, con il risultato che il 46% delle spedizioni
programmate tra Asia ed Europa settentrionale sono state cancellate, secondo
dati Alphaliner.
“L’interruzione degli scambi commerciali possono causare
uno shock nelle catene di approvvigionamento europee e americane. Un minor
numero di merci in arrivo dall’Asia significherà anche un minor numero di
esportazioni intraeuropee dalle regioni costiere verso i Paesi più interni”,
ha affermato Timme Spakman, economista di ING.
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- Su 27 Febbraio 2020
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