Coronavirus e petrolio affondano le borse, big tech bruciano 320 miliardi di dollari
La guerra dei prezzi del petrolio, condotta da Arabia Saudita, Russia e Stati Uniti, e la diffusione globale dell’epidemia di coronavirus, stanno mandando in tilt le borse di quasi tutto il mondo.
L’annuncio di ieri sera del Presidente del Consiglio dei ministri, Giuseppe Conte, della messa in stato di quarantena dell’intera Italia è stata la classica ciliegina sulla torta.
Ieri l’indice Vix, che misura la volatilità
dei mercati, una specie di indicatore della paura e delle tensioni su sulle
piazze di tutto il mondo, ha toccato quota 60 punti. Ad oggi, il valore più
alto dalla crisi del 2008. In questo momento viaggia poco sotto i 50 punti.
Molti esperti hanno lanciato l’allarme: è un dato massimo da crack finanziario.
Big tech e borse a picco
Ieri le borse di tutto il mondo hanno chiuso in rosso o pesantemente
in rosso. Wall Street ha tenuto la peggiore seduta dal 2008, con il Dow
Jones a -7,83%, il Nasdaq che segna -7,29% e lo S&P 500 che lascia sul
terreno il 7,67%.
Stesso destino per le borse europee, con Londra che perde il
7,5%, Parigi l’8,3%, Francoforte il 7,9% e Milano l’11,7%. Il giorno peggiore
per i titoli azionari americani, almeno dal 2008 ad oggi.
L‘indice Standard & Poor 500, noto come S&P 500, cioè l’andamento del paniere azionario formato dalle 500 aziende statunitensi a maggiore capitalizzazione, ha toccato ieri la soglia critica del -7% e stamattina è arrivato a -7,60%.
Le cinque principali multinazionali tecnologiche hanno bruciato
321,6 miliardi di dollari. solamente Apple ha perso 100 miliardi di
dollari, lasciando sul terreno il 7,9%. Microsoft, Facebook e Gruppo Alphabet
(Google) hanno perso ciascuno oltre il 6% e Amazon è scesa del
5,3%.
Fragilità del sistema
Se non si riuscirà a contenere il coronavirus, gli analisti hanno avvertito che si creeranno situazioni favorevoli a nuove perdite e a un taglio generalizzato degli investimenti, generando ulteriore panico sui mercati.
Un mese fa esatto, gli indici S&P 500 e Nasdaq toccavano
“nuovi massimi” e questo solo perché il principale consulente medico del Governo
cinese aveva predetto che l’epidemia di coronavirus avrebbe raggiunto il picco
massimo a febbraio, per poi iniziare ad arretrare.
I mercati e le borse hanno bisogno di essere rassicurati, di ottimismo e parole di speranza. La fiducia stessa è legata all’ottimismo, per non parlare dei consumi e del credito.
Mai come ora, per le Istituzioni nazionali e sovranazionali, quanto per le industrie e le associazioni di categoria, è fondamentale scegliere con cura le parole e i linguaggi da adottare, a seconda delle situazioni di crisi, che perdurano e si aggravano, perchè il contesto si fa difficile.
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- Su 10 Marzo 2020
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