5G, impatto sul manifatturiero 4.0 da 11 miliardi di dollari entro il 2030
In tempi di pandemia non è facile guardare oltre un immediato
fatto di emergenze e di urgenze, come il nostro. Dobbiamo però concentrarci sullo
sfondo del quadro, cioè su scala temporale di dieci anni almeno, per tentare di
organizzare un rilancio delle nostre imprese e delle industrie sui mercati
globali.
Entro il 2030, le reti 5G e le tecnologie edge computing/cloud potrebbero avere un impatto superiore a 10,8 miliardi di dollari sull’industria manifatturiera 4.0. E’ quanto riportato in un nuovo Report di ABI Research, dal titolo “5G and Edge Networks in Manufacturing”, che stima il tasso annuo di crescita composto attorno ad uno strepitoso +187% (Compound annual growth rate).
5G e imprese
Un dato che si carica di ottimismo e speranza, visto il momento drammatico che stiamo vivendo, in tutta Europa e negli Stati Uniti, e fino a pochissimo tempo fa anche in Cina e Corea (che sembra abbiamo superato il picco e la fase emergenziale), ma che va considerato sotto vari punti di vista.
“Per raggiungere questo risultato – ha spiegato in
una nota a commento dello studio, Don Alusha, Senior Analyst di ABI
Research – le imprese dovranno prima riuscire a misurare e valutare nel modo
giusto l’impatto delle reti 5G e dell’edge computing sulle loro organizzazioni”.
“I sistemi metrici fin qui adottati per calcolare i benefici
di queste variabili sull’industria 4.0 sono quelli standard utilizzati in
ambito finanziario, non in quello delle fabbriche e della produzione”, ha affermato
Alusha.
“Imprese e industria dovranno quindi sviluppare nuovi sistemi di misura e valutazione per 5G e tecnologie edge, soprattutto per capire in che modo queste due variabili impattano ed impatteranno sulla produzione e l’operatività degli impianti nel loro insieme”, ha aggiunto l’analista.
L’impatto
Oltre la ricerca costante della crescita della produttività
e oltre l’aumento dell’automazione dei processi, per soddisfare le mutevoli
esigenze del cliente globale, c’è anche la pressante necessità di stabilire una
catena di approvvigionamento (supply-chain) costante e sicura.
La pandemia di coronavirus è proprio nell’anello supply-chain
che ha colpito più duramente, causando perdite su tutti i mercati globali,
soprattutto nei Paesi occidentali ad economia di consumo (tipo Usa, Canada, Ue,
Gran Bretagna), che più di altri sperimentano la forte interdipendenza
economica e finanziaria con i Paesi che invece sono trainati da economia
industriale (dall’Asia centrale, passando per Cina, India, Corea, Taiwan, fino
al Sud Est Asiatico in generale).
“Wal-Mart è il più grande rivenditore al mondo, Amazon
viene subito dopo, e non produce un singolo pezzo tra quelli che vende,
semplicemente il suo ruolo è funzionare da catena di approvvigionamento globale
sempre più efficiente, sicura e continua. Il 5G e l’edge, in questo caso,
favoriranno la sua ulteriore crescita e il miglioramento del’operatività,
ottimizzando ogni processo e potenziandolo”, ha dichiarato Alusha.
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- Su 17 Marzo 2020
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