Sito INPS in tilt. Ed utenti segnalano ‘Data breach’. La digitalizzazione improvvisata
Questa mattina alle ore 9 il sito dell’INPS si presentava così.
Un lettore di Key4biz, che è, invece, riuscito ad accedere con SPID si è trovato di fronte l’anagrafica di un altro utente. È un data breach?
Dal profilo Twitter INPS scrive: “Da oggi è possibile inviare le domande per usufruire della prestazione “bonus baby-sitting”. Ed il primo commento, giustamente, è: “Però il sito non va”.
Il sito INPS è in tilt da diverse ore, così i cittadini non possono richiedere né il bonus baby-sitter, di massimo 600 euro (diventa di 1.000 euro se uno dei genitori lavora nel servizio sanitario) né i 600 euro per il mese di marzo destinati ai lavoratori autonomi/partite IVA.
Non a caso l’hashtag Partive IVA è un trend topic, perché sono soprattutto questi lavoratori dalla mezzanotte del primo aprile a stare incollati al sito dell’INPS per richiedere il bonus. Hanno agito secondo il proverbio “chi prima arriva, meglio alloggia”, perché ieri l’Istituto di previdenza ha avvertito che “distribuirà i soldi in base alla cronologia delle richieste”. Poi ha tolto l’informativa dal sito. Ma è bastato per far scoppiare di nuovo il panico tra le partite IVA. In serata il presidente dell’INPS Pasquale Tridico ha ribadito “Nessun click day, non ci sarà alcun ordine cronologico delle domande”.
Ma ormai la frittata è fatta. Sito irraggiungibile, al momento.
In pochi sono riusciti a richiedere il beneficio, perché si sono connessi di notte.
“Dall’una di notte alle 8.30 circa, abbiamo ricevuto 300mila domande regolari. Adesso stiamo ricevendo 100 domande al secondo. Una cosa mai vista sui sistemi dell’Inps che stanno reggendo, sebbene gli intasamenti sono inevitabili con questi numeri”. È quanto affermato questa mattina il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico all’ANSA.
Ma che risposta è “gli intasamenti sono inevitabili con questi numeri?”. L’alto ed eccezionale traffico va previsto prima, per mettere a disposizione dei cittadini un sito in grado di offrire i servizi digitali promessi e garantiti dal decreto Cura Italia, varato dal Governo il 17 marzo. In 14 giorni INPS avrebbe dovuto fare un upgrade delle risorse sul front-end.
Il presidente Tridico può dire che gli intasamenti erano imprevedibili, ma non inevitabili. Un’ennesima dimostrazione dell’improvvisazione della Pa digitale.
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- Su 1 Aprile 2020
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