Perché il vaccino Sputnik è così attivo su Twitter
Nuove frontiere della guerra vaccinale. Il primo colpo di fioretto è arrivato dalla Commissione europea, criticata per le lungaggini nella distribuzione nelle dosi in un momento in cui il blocco di 27 paesi affronta un’impennata dei contagi, la Gran Bretagna è in dirittura d’arrivo e la Russia prova a vendere il suo expertise. “Non abbiamo assolutamente bisogno dello Sputnik V”, ha detto alla tv francese Tf1 il commissario europeo per i vaccini Thierry Breton. “Oggi abbiamo la capacità di consegnare da 300 a 350 milioni di dosi entro la fine di giugno”, ha aggiunto, promettendo che entro il 14 luglio il continente avrà la possibilità “di raggiungere l’immunità”. Coincidenza simbolica o sparata per compiacere l’intervistatore: il 14 luglio, o giorno della Bastiglia, è la festa nazionale della Francia.
Breton non solo ha fatto capire che l’Ue dovrebbe congelare l’opzione russa dei vaccini, ma anche detto che Mosca ha “grandi difficoltà a produrlo e noi li aiuteremo nel secondo semestre se ne avranno bisogno”.
A rispondergli per le rime, accusando Breton di essere “chiaramente di parte” ci ha però pensato il vaccino stesso: “Gli europei vogliono una scelta di vaccini sicuri ed efficienti, che finora non siete riusciti a fornire”, scrive l’account Twitter dello Sputnik V. “Se questa è una posizione ufficiale dell’Ue, vi preghiamo di informarci che non c’è motivo di perseguire l’approvazione dell’Ema a causa dei vostri pregiudizi politici. Continueremo a salvare vite in altri paesi”.
Non si tratta di uno scherzo di qualche troll pagato da Putin, come potrebbero pensare i maliziosi: il profilo di Sputnik V ha persino la spunta blu, che indica il fatto che è stato autenticato dai moderatori della piattaforma. Creato nell’agosto del 2020, l’account conta più di 200mila follower. Trattasi di un colpo geniale di marketing farmaceutico o di un veicolo di disinformazione?
Commissioner @ThierryBreton is clearly biased against the Sputnik V vaccine just because it is Russian. He ignores that is has higher efficacy and better safety record than some other vaccines approved in the EU.
— Sputnik V (@sputnikvaccine) March 21, 2021
Dietro la campagna socialmediale ci sono il Russian Direct Investment Fund (Rdif), il fondo sovrano russo, e il Gamaleya National Center for Microbiology and Epidemiology, sostenuti da partner internazionali. L’idea è quella di fornire informazioni aggiornate e sensibilizzare il mondo sul vaccino russo Covid-19. La campagna utilizza l’hashtag #SputnikV.
Mentre il tono rilassato dell’account può offrire alcune lezioni di alleggerimento dei toni per il settore farmaceutico, una trovata di pubbliche relazioni di questo tipo è indubbiamente anche una forma di soft power, ossia un tentativo del potere politico di persuadere, convincere, attrarre e cooptare, tramite risorse intangibili quali per l’appunto la reputazione su internet.
L’intelligence degli Stati Uniti sta già monitorando i tentativi del Cremlino di minare la fiducia nella Pfizer e in altri vaccini occidentali, secondo un’inchiesta del Wall Street Journal. I funzionari del Dipartimento di Stato hanno identificato specificamente una manciata di pubblicazioni online che “sono servite come strumenti per i servizi segreti russi”.
La convivialità di Sputnik V su Twitter potrebbe essere un’arma: “È propaganda russa, con l’obiettivo di legittimare un vaccino su cui l’Europa ha seri dubbi, di cui non si hanno certezze sulla sicurezza o l’efficacia”, ha detto Justin Chase, capo dell’innovazione e dei media alla Intouch Solutions. “La Russia sta usando lo stile di comunicazione tipico di Trump”.
Mentre l’account Twitter di Sputnik V è di per sé legittimo, il suo scopo sarebbe quello di seminare dubbi su Pfizer, in particolare, tra i consumatori, e accaparrarsi la sua quota di mercato contro il coronavirus. I funzionari del Cremlino hanno negato le accuse. La convalida ottenuta dal bollino blu di Twitter può solo aggiungere confusione: gli account Twitter verificati sono comunemente visti come fonti ufficiali e persino influenti. Ma non significa che tutto ciò che questi account dicono sia accurato. Vale, piaccia o no, anche per i media occidentali più competenti.
L’account di Sputnik V sembra prendere di mira l’Europa, in particolare, mentre i regolatori continentali stanno esaminando i dati del vaccino con un occhio scettico. Un alto funzionario dell’Agenzia europea per i medicinali (Ema) domenica ha ribadito la necessità di più informazioni al riguardo ha “urgentemente” sconsigliato l’autorizzazione all’uso di emergenza dell’Ue.
Di fronte ai ritardi nella distribuzione dei vaccini già approvati dall’Ema, diversi paesi dell’Ue hanno piani per utilizzare o addirittura produrre il vaccino Sputnik V. Il gruppo biofarmaceutico spagnolo Zendal ha scritto al ministro dell’industria spagnolo dichiarando il suo interesse a produrre il vaccino russo.
Nel frattempo, Sputnik V su Twitter punzecchia i funzionari dell’Ue per la loro lentezza, chiedendo ai lettori se sono soddisfatti per come stanno procedendo le cose. L’Ema non hanno alcuna giurisdizione sulle comunicazioni del vaccino su Twitter – dato che non è approvato per l’uso – al contrario degli account delle aziende farmaceutiche dell’Unione.
Va detto inoltre che Sputnik continua ad avere enormi problemi di produzione. Al momento all’Ue sono state promesse 50 milioni di dosi, entro la fine del 2021. Tardissimo per uscire dalla pandemia. Ne sono state consegnate circa 146mila dosi all’Ungheria, è vero, ma più come atto politico che pratico, mentre i cittadini russi continuano a rifiutare il vaccino e in ogni caso sono vaccinati per un terzo di quelli italiani.
Dettaglio fondamentale: il presidente degli Stati Uniti Joe Biden non vuole assolutamente che si diffondano i vaccini di Mosca, e la lobby dei vaccini sta facendo pressioni sull’amministrazione affinché punisca in qualche modo i paesi che si sono affidati a Sputnik o a vaccini a basso costo.
Se da un lato Sputnik V potrebbe danneggiare la sua stessa causa per l’adozione in altri paesi con il suo approccio aggressivo e il tono, dall’altro potrebbe attingere alla conversazione socialmediale per capire quali punti deboli ci sono in ciascun mercato che vuole puntare, e convincere gli europei a pressare i governi per l’approvazione.
In un futuro non troppo lontano, i vaccini potrebbero usare i profili social come quelli delle squadre di calcio professionali, mettendo le faccine buffe a ogni notizia che riguarda gli avversari. La guerra pandemica passa anche per queste ipotesi.
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- Su 26 Marzo 2021
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